Personal Branding & Business Coaching - ADR Coaching

Business Coaching & Personal Branding

Viviamo in uno stato di continuo cambiamento. Cambiano le industrie, i mercati, le aziende, i concorrenti, i clienti. Alcuni marchi e aziende crescono, altri scompaiono. Questo, di fatto, è sempre accaduto nel corso della storia e quindi non ci dovrebbe meravigliare. Quello che invece ci “scuote” maggiormente è la velocità di questo cambiamento. Negli ultimi vent’anni da quando internet è entrata nella nostra vita ed ha ridotto le distanze, il tempo e i costi, questa velocità è diventata davvero enorme.

Oggi la concorrenza è praticamente totale, i competitors spuntano da ambiti di mercato spesso inattesi, le leve per attirare i clienti sono cambiate, la fedeltà del cliente è sempre minore e il suo livello di attenzione sempre più breve e quindi (anche questo) veloce.

Tutto ciò a fronte di un ambiente professionale che è sempre più complesso e mutevole.

In un contesto del genere, diventa secondo me sempre più importante comprendere l’importanza di ciò che si ha da “offrire al mondo”, definire quindi meglio il proprio “ruolo”, la propria competenza e passione, i propri valori. Fare questo tipo di lavoro (che il Coach conosce molto bene), diventa fondamentale perchè significa trovare (o ri-trovare) il proprio “centro”, il fulcro essenziale che ci consente di vivere in equilibrio anche se posizionati sulle “montagne russe”.

Questo “centro”, in passato ci veniva in gran parte fornito dai pilastri della Società: la chiesa, i partiti politici, la famiglia e l’azienda stessa, che garantiva un posto di lavoro sicuro. Era con questi “colossi sociali” che, in un’epoca ormai passata, si “barattava” una parte di sano individualismo, in cambio di un solido senso di sicurezza sociale e personale.

Oggi le cose sono cambiate, e lo sappiamo.

Sembra paradossale il fatto che abbiamo molte più possibilità di scelta (in tutti gli ambiti di vita) eppure, banalmente, non vedo molte persone “felici”. Quello che invece vedo è un aumentato senso di insicurezza collettiva che genera forte disagio.

Senza dilungarmi in dissertazioni socio-antropologiche, affronterei invece la questione da un punto di vista che mi è più consono e cioè quello del Business Coaching, collegandolo al Brand Marketing.

Infatti, uno strumento che ritengo sia essenziale per affrontare questo stato di generale incertezza (non solo lavorativa) è il Personal Branding.

Tutti noi sappiamo cosa è un Brand.

Un Brand non è altro che una “combinazione di più elementi tangibili e intangibili”. È un modo per fare sapere al mondo chi siamo e in cosa crediamo.
Più comunemente si associa la parola brand ad un’azienda, ma in realtà è molto diffuso il Personal Branding legato a singole persone che diventano loro stesse un “marchio” vero e proprio. Attraverso il proprio Brand si veicola il proprio valore, la propria personalità e si trasmettono sensazioni al pubblico finale.

Un Brand è quindi molto più di un un nome o di un logo.

È una comunicazione precisa che può identificare un’azienda, un prodotto o appunto anche una persona.

Il Personal Branding non è qualcosa di “nuovo”, già Napoleon Hill nel suo libro del 1937 “Pensa e Arricchisci te stesso” ne aveva parlato.

Il guru del branding, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, definisce il Personal Brand “Quello che le persone dicono di te quando sei uscito dalla stanza”.

Il Personal Brand è quindi innanzitutto la Reputazione che si ha e che ci si è costruiti nel tempo. Una buona reputazione fa in modo che gli altri credano in noi, si fidino, abbiano delle aspettative positive verso di noi.

Il Personal Brand è, di base, una “promessa”. Avere un proprio brand significa cioè avere fatto una “promessa” al proprio pubblico, ai propri clienti. Quando parlo di “pubblico” o “cliente” non mi riferisco solo al pubblico di un talent dello spettacolo o al cliente di un’azienda, ma a tutte le persone del nostro ambiente alle quali ci rivolgiamo con i nostri messaggi e azioni.

E questa promessa, una volta fatta, va mantenuta.

Anche se non abbiamo fatto finora nulla per “posizionarci” possiamo già considerarci dei Brand perché, in base a quanto detto o fatto (o anche “non fatto”), abbiamo una reputazione (nel lavoro, tra gli amici, etc.).

Ognuno di noi si rapporta al mondo con delle modalità che sono sue proprie e, per questo, appunto “uniche”.

Brand è solo un sinonimo di “ciò che ci rende unici”.

E, se questo è vero per un prodotto o servizio offerto dalle aziende, vale ancora di più quando parliamo di persone.
Ognuno di noi dovrebbe scoprire la propria unicità che è il valore più immenso che abbiamo come esseri umani.

Quando lavoro con i miei clienti, vedo come spesso ci si tenda ad uniformare, ad adeguare a situazioni rodate o decise da altri e che quindi non soddisfano e reprimono appunto la propria unicità. E ciò, a lungo andare, crea un forte disagio e indebolisce psicologicamente la persona, che non si sente realizzata.

Il punto di partenza del fare Personal Branding è quello di conoscere sé stessi ed il Business Coaching ha una funzione centrale in questo contesto.

La costruzione di un Personal Brand, cosi come molti percorsi di Coaching, comincia proprio dall’individuazione di quelli che sono i propri Valori.

Quindi bisogna innanzitutto domandarsi: Quali sono i miei valori? Ad esempio: l’onestà, la qualità, la responsabilità, la socialità, l’innovazione, la leadership etc. In che cosa credo? In che modo la mia vita è organizzata intorno a questi valori?

Uno dei caposaldi intorno a cui costruire il proprio brand è l’integrità che significa essere assolutamente onesti con se stessi e con chiunque altro nella propria vita.

Essere autentici ed unici è la chiave di un Brand di successo.

La creazione di un Brand personale aiuta quindi ad identificare bene chi siamo e come ci percepiscono gli altri, ad avere consapevolezza dei propri punti di forza e delle aree di debolezza, a fare chiarezza su ciò che ci rende unici e quindi a posizionarsi in base a questa propria unicità, a definire la propria value proposition, e quindi anche i propri obiettivi. 

Pensare a noi come ad un Brand all’interno del mercato del lavoro, ci porta ad essere molto più attenti alle nuove opportunità, sia all’interno che all’esterno dell’azienda. 

Ma soprattutto molto più attenti a noi stessi.

Molto spesso quando si lavora si è talmente presi dalla quotidianità dei compiti, degli impegni, delle scadenze, che non si dedica del tempo a pensare a se stessi, alla propria carriera, al proprio Brand.

Una “carriera” (qualunque essa sia) va costruita e quindi proposta e comunicata al mercato, esattamente come si fa con un Brand aziendale. E questo non vale solo quando si è alla ricerca di un nuovo lavoro ma è un esercizio molto utile anche quando ci si trova all’interno di una azienda e magari si vuole crescere all’interno di questa.
Quello che invece molto spesso capita è che ci si inizia a prendere cura del proprio brand e, quindi della propria carriera, e si fanno delle riflessioni su questa, soltanto nel momento in cui si perde il lavoro. Quello è un momento che obbliga chiunque a fermarsi per fare il punto della propria vita lavorativa. E quindi, si è “obbligati” a riprendere il proprio Curriculum in mano e rivederlo, spessissimo a riaggiornarlo perché non ci abbiamo più messo le mani da tempo.

È in quel momento che si inizia (e non è neanche sempre così) a pensare al proprio “posizionamento”, a definire chi siamo con i nostri punti di forza e debolezza, a chi ci vogliamo rivolgere, chi sono i nostri competitors, quali sono i nostri obiettivi per ripartire, etc.
Insomma si inizia a fare Personal Branding vero.

Ma direi che non è proprio quello il momento ideale per fare questo genere di riflessioni. Perché le facciamo in uno stato di urgenza e pressione, in uno stato sicuramente di debolezza e paura che non ci consente di avere quella lucidità e positività necessaria.

Fare Personal Branding, è un lavoro utile non solo per cambiare azienda o posto di lavoro ma anche per migliorare e ottenere più soddisfazioni dal lavoro che già facciamo.


Diventa infatti importante anche per chi ha un lavoro dipendente pensare sempre di più alla propria carriera come se si fosse un freelance, un libero professionista. Un vero e proprio imprenditore di se stesso.

Sempre di più nel futuro, coloro i quali avranno l’abilità di lavorare con questo tipo di mentalità (pur avendo uno stipendio) possono aspirare ad un maggiore successo e soddisfazione nel lavoro. E per fare questo avere un Personal Brand forte, diventa fondamentale.

Il nostro Brand diventa quindi labussolache orienta nella carriera e che accelera il raggiungimento degli obiettivi.

Questo approccio consente di affrontare in modo più efficace l’incertezza che si vive in quest’epoca.

In questo contesto, è chiaro come, posizionare se stessi come un Brand, facendo centro su di noi, sul nostro essere professionisti, permetta di continuare a “restare in piedi” nonostante le sorti dello specifico contesto in cui si lavora. Permette di non essere trascinati e fagocitati, come in un tornado, dalle decisioni prese dall’Organizzazione per la quale lavoriamo al momento.

In ogni caso, questa attività permette di sentirsi più “al sicuro” e quindi di superare quello stato di incertezza e disagio, magari anche solo passeggero, ma che può mandare in tilt la vita di alcune persone.

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